venerdì 16 marzo 2018

I nostri libri: Jukebox. Racconti a tempo di musica

Gli autori e i racconti di "JUKEBOX"

Oggi vi presentiamo l'antologia "Jukebox. Racconti a tempo di musica", raccolta di dieci racconti ispirati alla musica, scritti da autori toscani, amici e soci dell'associazione Nati per scrivere.

Titolo: JUKEBOX – Racconti a tempo di musica

Autori: autori vari

Editore: Associazione Culturale Nati per Scrivere

Genere: antologia di racconti

Formato: Cartaceo e digitale

Prezzo: 10 euro (cartaceo), 0,99 euro (digitale)

Pagine: 120

ISBN cartaceo: 9788894210224


Dove trovarla?

Disponibile in digitale su tutti gli store di ebook (Amazon, Ibs, Kobo Store, Libreria Universitaria ecc).


Disponibile in cartaceo

-          sullo store Nati per scrivere su Amazon: 

-          contattando l’associazione via email, telefono o facebook

-          in alcune librerie locali.

Lista in aggiornamento continuo.


Trama: “Jukebox” è una raccolta di racconti, diversi per generi e ambientazioni, accomunati dall’essere legati alla musica, tanti piccoli mondi che ogni autore ha creato con il tocco che gli è proprio. In queste pagine, i protagonisti dei racconti mettono a nudo le loro emozioni, travolti dal potere di melodie pacificatrici, suoni diabolici e rapsodie incantate, perché le parole sono potere, scritte o cantate che siano. Possono portarci indietro, ai tempi delle ballate dei cavalieri, ai giorni spensierati dell’adolescenza, al momento della nostra nascita. Possono viaggiare tra i mondi e evocare spiriti inquieti, corrompere la nostra anima, rinfrancarci dalle fatiche quotidiane. Possono dare un senso all’esistenza, completandoci come uomini e ricordarci di non essere soli. Mai.



Jukebox” comprende:

Il crociato, di Emanuele Marcheselli

Frederick, di Luciana Volante

Lo spartito del diavolo, di Daniela Tresconi

Si bemolle, di Maria Pia Michelini

Sunday, gloomy Sunday, di Alessio Del Debbio

I love you, baby…, di Leandra Cazzola

Lucia e le sue note, di Serenella Menichetti

New York City boy, di Francesco Balestri

La voce, di Chiara Rantini

Gli infami, di Mirko Tondi



"Il crociato", di Emanuele Marcheselli, è una ballata, una storia in versi che ho scritto qualche anno fa sui banchi del Liceo. Letteralmente sui banchi. Affascinato da La belle Dame sans Merci di John Keats, mi detti a scrivere una strofa dietro l’altra durante le ore di lezione. Scrivevo a matita sul banco perché riuscivo meglio a cancellare e correggere. Scrivevo alcune strofe, le copiavo sul quaderno, le cancellavo e passavo alle successive appena avevo l’ispirazione. Il tutto richiese un paio di giorni. Il mio compagno di banco, Giuseppe, mi prese quasi per pazzo. 

Qualche tempo fa, di fronte ad una birra, gli ho detto che una certa ballata che avevo scritto al Liceo era stata selezionata per un’antologia ed ho provato a chiedergli se ricordava qualcosa in merito. Fortunatamente ha scordato tutto, e può continuare a guardarmi come una persona normale. Dicevo, comunque, che non resta molto di me in questa poesia. Il tema trattato ne "Il Crociato", che allora avvertivo intensamente, è la fugacità dell’amore. Ed ora, dopo che sono trascorsi più di quattordici anni dall’inizio del mio amore con Paola, non potrei proprio dire che le cose vadano sempre così nella vita.
Ha termine infine del buon cavaliere
la storia che insegna a chi piace
che il male pur sempre trionfa
e amore felice è fugace.

"Frederick", di Luciana Volante, è nato da un articolo di giornale letto per caso. Un famoso direttore d’orchestra ha raccolto l’appello e aiutato un’associazione pediatrica che si occupa di “terapia musicale” nei reparti di Neonatologia per Bambini prematuri. Alcuni pediatri hanno individuato perfino le melodie che aiutano i bimbi nati prematuri. Incredibile no? Da lì è nata l’idea che fosse lo stesso direttore d’orchestra, ora famoso, a essere nato prematuro e che una bizzarra infermiera fan del Rock anni ’70 e ’80, lo salvasse da un destino incerto. Tra le righe c’è il mio amore per la musica Rock che ascolto ancora su vinile e quello per i bambini essendo mamma.

“Ognuno di noi ha un pezzetto di cuore incastrato fra le note di in una canzone. La musica ha il potere di farti sorridere, piangere, emozionare, scuoterti o risollevarti il morale, a seconda del momento che stai vivendo. Chi non ha mai provato almeno una volta questa sensazione?”


“Lo spartito del Diavolo”, di Daniela Tresconi, è una storia completamente inventata, ambientata nel borgo di Trebiano in provincia della Spezia. Di fronte alla Chiesa dedicata a San Michele Arcangelo è stato rinvenuto un cimitero medievale. Una squadra di archeologi, guidati dalla giovane Milla, è incaricata di riesumare e studiare le sepolture. In realtà in quelle tombe si cela un terribile segreto che potrebbe aprire per sempre le porte dell’Inferno. 

Il racconto, come tutti i miei scritti, nasce per caso, leggendo o scoprendo avvenimenti reali: in questo caso il rinvenimento del cimitero, sui quali costruisco la storia narrativa che si intreccia con la Storia quella con la S maiuscola. Di me contiene sicuramente la passione per il sovrannaturale e per tutto quello che non è possibile spiegare con la semplice ragione.

Dall’interno della Chiesa arrivava un suono d’organo, Milla non poté trattenersi dall’entrare. Gotica, divisa in tre navate da otto colonne di porfido rosso, pavimento in marmo e pregevoli affreschi su soffitto e pareti. 
Le appariva inquieta e inquietante, come il cambio repentino della melodia nell’antico organo a canne. La musica improvvisamente le era divenuta ostile, quasi fosse uno stridio di catene e un crepitare di fiamme. Nessuna delle donne che pregavano sulle panche parve provare la sua stessa sensazione. 
Avanzò verso l’altare, perdendo lo sguardo verso l’alto, dove schiere di angeli respingevano vittoriosi gli assalti del demonio.

"Si bemolle", di Maria Pia Michelini, è nato da un’immagine, un quadro di Hopper. Quella ragazza che sfiora ilntasto di un pianoforte. Parla di un incontro tra estranei, ciascuno con il proprio vissuto legato ad un uomo che ha attraversato i loro giorni lasciando un’impronta indelebile. Di me c’e` la certezza che la vita di ogni essere vivente e` legato all’altro da una trama sottile ma incisiva di cui non siamo abbastanza consapevoli.
“Lei rivide suo padre in quel giovane uomo chino sulle pagine del giornale. Aveva preso le stesse posture, lo stesso modo di girare il foglio e di mettere a fuoco le righe di una notizia d’interesse, che lo faceva avvicinare alla carta strizzando gli occhi da dietro le lenti...”
“Sunday, gloomy Sunday”, di Alessio Del Debbio, è una storia fantastica con punte di terrore. Il punto di partenza è la canzone ungherese “Gloomy Sunday”, considerata una leggenda urbana nei paesi dell’Europa Centrale, una canzone maledetta collegata a molti suicidi avvenuti dagli anni Trenta in poi. Ovviamente, adorando le leggende urbane, non potevo non inserirla in qualche racconto, così ci ho costruito una storia breve, ambientandola a Berlino, nella Berlino alternativa di cui parlerò (di fatto, ne ho già parlato, perché il romanzo è pronto) in un romanzo urban fantasy ancora in cerca di un editore. 

Una Berlino dominata dalla Divisione, che caccia le creature sovrannaturali, e che incarica Ulrik Von Schreiber, incarnazione dello Spirito Protettore della Città, di risolvere il problema, aiutato dal fido e pavido collega Fabian.

Ah, il titolo è ovviamente una citazione di una più celebre canzone degli U2.
L’oscurità aspettava fuori dalla porta. Bussava, batteva, a volte cercava di infilarsi nelle fessure del legno scolorito, ma Rudi era sordo ai suoi richiami. Chino sulla scrivania, le mani macchiate d’inchiostro, scriveva e rileggeva, cancellava e scarabocchiava tutto. 
A volte si fermava, lo sguardo assente, il vento gelido che tormentava Berlino l’unico suono nell’appartamento, tendeva l’orecchio e scoppiava a ridere, poi ripartiva da capo. 
«Ritmo» mormorava. «Oh sì, ci vuole ritmo». Canticchiava e si grattava la barba, e se era soddisfatto batteva le mani, a volte anche i piedi, che fosse sera o mattina.

"I love you, baby!", di Leandra Cazzola, un altro racconto legato all’altro, “Punto e basta.” (inserito nell’antologia “Tracce. Cinque passi in Versilia”, dell’associazione culturale “Nati per scrivere”. Ora penso di essere pronta per fare il salto e continuare a scrivere gli altri racconti sulla mia adolescenza, per chiudere il cerchio e mettere giù il sequel di “Se son Rose fioriranno…”, il mio libro d’esordio. 

Vorrei arrivasse che dobbiamo prendere la vita con ironia o meglio ancora avere autoironia!  Riuscire a avere un po' di leggerezza nel solito tran-tran della vita quotidiana. Guardare quello che eri e come ti vedi oggi, ma non perché possa essere di esempio agli altri, ma vorrei poter fare arrivare che possiamo sempre avere un’altra possibilità, di vedere le cose sotto aspetti diversi. Lo spero vivamente. 

“Lucia e le sue note", di Serenella Menichetti, è un racconto nato così per caso. È una storia come molte altre, che parla della donna e delle difficoltà che essa deve incontrare nel suo percorso. Ho molte storie, dove compaiono figure femminili, con il loro carico di problemi. Donne che spesso devono lottare per raggiungere degli obiettivi.

In questa storia come in molte altri miei racconti, c’è soprattutto come ho detto prima, la donna. Quindi sicuramente qualcosa di me. La delusione, la lotta, la conquista, la rinascita, la dignità.
“Mi detesta e non solo come mamma. Anche come donna.”

"La voce", di Chiara Rantini: il mio girava nella mia testa da tempo. Da non molto avevo letto il romanzo di Robert Schneider “L'apocalisse”, incentrato sulla musica di Johann Sebastian Bach e volevo mettermi alla prova nella stesura di un racconto in cui fosse protagonista il fascino ambiguo della musica classica. E così è nato il mio testo, in cui il personaggio principale deve fare i conti con il potere seduttivo della musica e con la conseguente deriva dalla realtà. Ed è proprio la condizione di confine labile tra normalità e delirio ossessivo che fa di questo racconto qualcosa in cui riconosco qualcosa che, almeno letterariamente parlando, mi appartiene.

"New York City Boy", di Francesco Balestri: quando mi è stato proposto di contribuire a un'antologia con un racconto a tema musicale sulle prime non sapevo che cosa rispondere. La musica, per quanto segua alcuni cantanti semi sconosciuti in Italia ma molto famosi all'estero, non è un campo in cui mi tengo aggiornato, così ho deciso di scavare dentro di me e andare a caccia.

Il mio racconto nasce dalla mia passione per la musica anni '80. Di quel periodo ho sempre apprezzato lo stile di vita e la moda, il pensare che non ci fosse mai un domani e che il massimo del divertimento fossero i locali notturni di musica underground dove perdere la cognizione del tempo. Da qui all'immaginarsi di entrare nel famosissimo Studio 54 il passo è stato breve. Le mie parlano di una forte sfiducia nel mondo che circonda il protagonista, che invece è un grande amante della musica e insegue il suo sogno di potersi esibire di fronte a un grande pubblico, anche se questo significa scendere a compromessi con quella società che tanto disprezza.

Il tipo di melodie che porto nel cuore da sempre, un locale che ha fatto storia per aver ospitato grandi nomi del passato, il camminare sempre sul filo del rasoio. C'è parecchio di me in quelle righe.

“Salire quei gradini furono per me come scalare il monte più alto e più bello del mondo. Mi ero già esibito, certo, ma mai in un posto simile, mai in un posto con così tante persone, mai in un posto dove tutto sembrava poter succedere. 
Come fui colpito da quelle luci accecanti, come lanciai il primo accordo di chitarra, la pista sembrò bloccarsi di colpo, trattenere il respiro per un attimo per scrutare la nuova figura che si stagliava all'orizzonte...”



"Gli infami", di Mirko Tondi: il racconto è nato perché a me piace sperimentare sempre, così stavolta volevo scrivere qualcosa di disturbante, senza molti filtri della morale o del buonsenso. È la storia di tre tizi che fanno parte di rami diversi della malavita e si trovano a tu per tu con un quarto personaggio per un motivo all'inizio imprecisato. Quest'ultimo non se la passerà bene, fra le loro mani... Di me, vista l'esplosione di violenza che viene raccontata, spero ci sia pochissimo in questo racconto, se mi riferisco alla persona; se si parla dello scrittore, invece (dunque rispetto alla scelta delle parole e alla costruzione della storia), immagino che si possa considerare un tassello in più nella mia produzione, che intende spaziare tra i generi e gli stili. 

“La prima cosa che fa è spaccargli la bocca. 
Gli piazza un calcio dritto in mezzo ai denti e lo lascia steso là a terra, con tutto il sangue che gocciola e le labbra che cominciano a prendere la forma di due lumaconi senza guscio, un ammasso di carne sfatto e molliccio che nessuna donna si sognerebbe mai di baciare.”


Buona lettura! Lasciatevi trascinare dalla musica dei racconti!

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